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Speciale: Un secondo lavoro

Pubblicato il Atleti, Diving, Inchieste, Olimpiadi, Tuffi

Questo articolo vi arriva da una collaborazione tra TuffiBlog e Anticommento (http://www.anticommento.corsia4.it/).

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Il tatuaggio sulla spalla sinistra del tuffatore greco Stefanos Paparounas: rappresenta le due strofe di Ýmnos eis tin Eleftherían, l’inno nazionale della Repubblica Ellenica (e, dal 1966, di Cipro).
Traduzione sommaria: “Ti riconosco dal tremendo taglio della spada, ti riconosco dall’espressione che in fretta misura la terra. Risollevata dalle sacre ossa dei Greci, valorosa come prima: salve, o salve, Libertà!”. Foto: A. Staccioli.

 

A trentadue giorni da Rio 2016 (che ovviamente non esiste, siamo tornati in modalità di negazione per tutti i ritiri preannunciati…), e in attesa di rifinire le interviste che giacciono nelle nostre bozze (due!), iniziamo il lunedì parlandovi di qualcuno che a Rio 2016 non potrà esserci.

Non sono mie le parole con cui raccontiamo questa storia, ma di una giornalista in ascesa e di un tuffatore costretto a un declino che ci auguriamo essere momentaneo.


Un secondo lavoro

 

Oltre un decennio dopo le Olimpiadi di Atene 2004, la maggior parte delle strutture sportive costruite per l’occasione restano inutilizzate o distrutte. L’orgoglio provato per il successo dell’organizzazione dei Giochi si è ormai trasformato in rabbia: molti credono che i Giochi abbiano contribuito al pesantissimo debito pubblico della Grecia, che ha causato sei anni di politiche di austerity e di tagli del budget in tutte le aree, compreso lo sport.

Quando il tuffatore Stefanos Paparounas, 26 anni, è partito per il Brasile dalla Grecia lo scorso febbraio, per partecipare alla Coppa del Mondo, sapeva di non essersi allenato a sufficienza. Paparounas, infatti, ha dovuto lavorare in un nightclub durante la sua preparazione per i Giochi Olimpici.

“A causa della vita stressante di quel periodo ho rimediato una lesione al menisco, perché dopo aver fatto il turno di notte in un bar, andavo direttamente agli allenamenti alle 9 del mattino, poi dormivo, facevo gli allenamenti pomeridiani, e poi di nuovo al lavoro,” dice Paparounas.

“Non ho avuto altra scelta, non avevo neppure i soldi per il riscaldamento e per le mie spese personali. Dopo l’infortunio al ginocchio ho smesso di lavorare. La federazione adesso copre le mie spese per il vitto e vivo negli alloggi per gli atleti, ma chi potrebbe essere in grado di gareggiare alle Olimpiadi ricevendo solo vitto e alloggio?”

Ulteriori problemi provengono dalle strutture. La squadra nazionale di tuffi non possiede un centro sportivo adeguato da quando, nel 2014, uno dei trampolini del centro natatorio Agios Kosmas si è rotto.

Quel centro faceva parte di una serie di strutture che sono state recentemente vendute dallo stato greco a una compagnia privata, per provare a raccogliere denaro utile a ripagare i debiti della nazione. All’interno della vendita erano compresi anche gli alloggi per gli atleti, pertanto gli atleti come Paparounas, che non possiede una casa ad Atene, sono rimasti senza casa.

Paparounas si è allenato da allora al complesso dello Stadio Olimpico di Atene. Tuttavia, i trampolini sono gli stessi che erano stati installati nel 2004 per le Olimpiadi. Gli esperti suggeriscono che debbano invece essere cambiati almeno ogni quattro anni, anche più spesso se vengono utilizzati frequentemente per gli allenamenti.

Due anni fa, Michail Nektarios Fafalis, partner di Paparounas nella gara sincronizzata dal trampolino, è caduto e ha subito un infortunio alla schiena quando uno dei trampolini [da 1 metro, ndT] si è rotto durante gli allenamenti. Paparounas afferma che, se fosse capitato su uno dei trampolini più alti, l’infortunio sarebbe potuto essere molto più grave.

In ogni caso, gli atleti non sanno neppure quanto a lungo potranno restare in questa piscina. Secondo gli accordi presi dall’attuale governo greco con i suoi creditori, anche lo Stadio Olimpico di Atene sarà venduto.

La situazione è molto diversa rispetto a poco più di dieci anni fa.

Negli anni tra il 1996 e il 2004 i Giochi hanno rappresentato un’epoca dorata per gli atleti. Per quelli che poi vincevano una medaglia, i bonus e le sponsorizzazioni erano remunerativi.

Nel 2008, dopo che in Grecia sono scoppiati vasti scandali per il doping, come misura punitiva il governo ha deciso di diminuire il numero di atleti che avrebbero ricevuto i bonus. Prima di allora, chiunque si fosse classificato almeno ottavo in una finale olimpica aveva ricevuto un premio in denaro. Dopo questa misura, solo i medagliati olimpici hanno beneficiato del premio.

Per Paparounas, probabilmente era già troppo tardi. Ha perso la pazienza con la situazione attuale. E oggi, come un altro milione e duecentomila persone disoccupate in Grecia, sta cercando un lavoro. “Qualsiasi lavoro,” dice. Ma con il tasso di disoccupazione giovanile al 60%, è una ricerca difficile.

“Molti Greci credono che essere un atleta professionista sia una scelta facile e non vogliono che il governo spenda denaro sugli sport,” dice Paparounas. “Ma i tuffi non sono l’unico sport che affronta dei problemi; le atlete del nuoto sincronizzato devono indossare mute da immersione per allenarsi perché la piscina è troppo fredda, e gli atleti della ginnastica devono indossare i maglioni d’inverno perché lo stadio non ha il riscaldamento.”

Paparounas è in questo momento l’unico tuffatore greco [in possesso dei requisiti di qualificazione, NdT]; afferma che non sa se gareggerà ancora in futuro, e che teme che presto non ci sarà alcun tuffatore rappresentante la Grecia. La sua maggiore preoccupazione è che solo i figli dei più ricchi riusciranno a diventare atleti professionisti.

“Ho ventisei anni e un ginocchio infortunato. Sento che la scintilla dentro di me si è ormai spenta. È molto difficile perché quando miri a qualcosa, dovresti essere in grado quantomeno di vedere il bersaglio.”


Questo testo è una traduzione in italiano del passo “A Second Job” dell’articolo di Al Jazeera “Greek athletes struggle to make it to the Rio Olympics“, di Ms. Nikolia Apostolou (@NikoliaA), video-giornalista per Al Jazeera, The Associated Press, The New York Times, USAToday, Deutsche Welle, The Economist, Newsweek e altri.

L’articolo è tradotto con esplicito permesso della giornalista, che ringraziamo per la disponibilità, e nella sua versione completa raccoglie anche i contributi della ginnasta Vasiliki Millousi, del bocciofilo paralimpico Grigorios Polychronidis, e del presidente del Comitato Olimpico ellenico Spyros Kapralos.

 

Traduzione di Carmine M.; riproduzione permessa sui blog:

L’Anticommento – https://anticommento.wordpress.com
TuffiBlog – http://www.tuffiblog.com

 

This text is an Italian translation of the paragraph “A Second Job” from the article “Greek athletes struggle to make it to the Rio Olympics” on Al Jazeera, by Ms. Nikolia Apostolou (@NikoliaA). Ms. Apostolou is a video-journalist working for Al Jazeera, The Associated Press, The New York Times, USAToday, Deutsche Welle, The Economist, Newsweek and more.

We thank Ms. Apostolou for the permission to translate and publish the paragraph in full. The full article collects contributions from the gymnast Vasiliki Millousi, the boccia paralympic Grigorios Polychronidis, and the president of the Hellenic Olympic Committee Spyros Kapralos.

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